Si è tenuto in Assemblea Legislativa a Bologna a metà febbraio il seminario organizzato dalla consigliera di parità della Regione Emilia-Romagna Sonia Alvisi. Sono intervenute imprenditrici, sindacaliste, docenti universitarie e professioniste, tutte concordi sulla rilevanza della “certificazione di genere“, introdotta per legge nel 2021. Tale certificazione – con validità triennale e soggetta al monitoraggio annuale – è stata istituita a decorrere dal 1° gennaio 2022. Successivamente, sono state delineate le linee guida per la concessione della certificazione in oggetto da parte delle imprese, che richiamano esplicitamente i parametri minimi stabiliti dalla prassi di riferimento delineata nel marzo 2022.

Nel corso dell’incontro è stato tracciato un quadro della situazione lavorativa in Emilia-Romagna: nel 2023 ci sono state 17.200 assunzioni, mentre quelle maschili si sono fermate a 5.600. Le donne però faticano a raggiungere posizioni apicali e permangono differenze nelle retribuzioni, circa un 20% in meno rispetto agli uomini. Un divario che aumenta fino a superare il 50% tra operaie e operai.

Nel contesto europeo, il tasso di occupazione femminile in Italia risulta essere quello più basso tra gli Stati dell’Unione europea, essendo di circa 14 punti percentuali al di sotto della media UE: il tasso di occupazione delle donne di età compresa tra i 20 e i 64 anni è stato pari al 55%, mentre il tasso di occupazione medio UE è stato pari al 69,3%. Se si pone attenzione alla situazione nazionale, si registra un divario anche nel rapporto tra la popolazione maschile e quella femminile nel mondo del lavoro: le donne occupate sono circa 9,5 milioni, i maschi occupati sono circa 13 milioni. La scarsa partecipazione della popolazione femminile al mondo del lavoro è ascrivibile anche alla bassa quota di lauree STEM tra le donne laureate, la metà di quella che si riscontra tra gli uomini laureati.